mercoledì 5 settembre 2018

La Fattura Elettronica questa sconosciuta (o quasi).


Cosa cambia se, come previsto, dal 01/01/2019 dovesse entrare in vigore l’obbligo della fatturazione elettronica verso tutti.
Attualmente l’obbligo di utilizzare questo canale è limitato a coloro che emettono fatture nei confronti della Pubblica Amministrazione. Dal 1° luglio 2018 sarebbe dovuto entrare in vigore per le stazioni di rifornimento ma, a seguito di modifica è stato invece prorogato (anche se non per tutti) al 1° gennaio 2019 anche per questi.

Cosa è previsto realmente?
Con la fattura elettronica vengono modificati i flussi ordinari delle fatture. Con l’introduzione della fattura elettronica infatti la fattura non deve essere più consegnata direttamente dal venditore all'acquirente, bensì deve essere inviata al Sistema di Intercambio (SDI) che opera per conto dell'Agenzia delle Entrate. Sarà il Sistema di Interscambio a recapitare la fattura al destinatario.
A questo punto si presentano due casi distinti.

Emissione della fattura ad un soggetto titolare di partita iva:
Se la fattura è emessa verso un soggetto IVA, questa viene recapitata al cliente secondo le modalità su descritte, oltre che venire automaticamente resa disponibile nell'area riservata del cassetto fiscale del contribuente. L'emittente ha la facoltà, ma non l’obbligo, di consegnare al cliente una copia cartacea o PDF della fattura.

Emissione della fattura ad un soggetto consumatore finale:
Se la fattura è emessa verso un consumatore finale privato, la fattura viene esclusivamente recapitata nell'area riservata del cassetto fiscale del contribuente. L'emittente ha l’obbligo di consegnare al cliente una copia cartacea o PDF della fattura, precisando come essa rappresenti solo una copia della fattura originale che gli sarà recapitata dallo SDI nella sua area riservata del cassetto fiscale.

Per il soggetto consumatore finale non è ovviamente previsto alcun adempimento mentre alcuni adempimenti sono obbligatori per i soggetti titolari di partita iva.
Lo SDI infatti avrà necessità di identificare il soggetto ricevente la fattura in modo da potere essere certo di averla recapitata correttamente. Pertanto il soggetto dovrà farsi identificare dallo SDI o richiedendo un Codice Destinatario univoco oppure attraverso la PEC (posta elettronica certificata) ormai obbligatoria da anni per tutti i soggetti.
Ogni soggetto titolare di partita iva potrà pertanto comunicare autonomamente, o tramite un intermediario allo SDI, quale recapito vorrà utilizzare per essere “raggiunto” dal Sistema. Altrimenti potrà comunicare ad ogni soggetto che emette fattura nei propri confronti, il recapito per lo SDI che intende utilizzare che il soggetto emittente dovrà indicare obbligatoriamente in fattura.

Quanto sopra è relativo al ricevimento delle fatture vediamo ora quanto riguarda l’emissione delle fatture elettroniche.
Per emettere le fatture elettroniche bisogna dotarsi di un software che partendo da una base ordinaria (la classica fattura per intenderci) generi un file in formato .xml secondo il tracciato record previsto dai canoni dello SDI. Oltre ai contenuti ordinari (numero, data, descrizione, imponibile, iva e totale) dovranno essere indicati i dati necessari per la consegna della fattura elettronica da parte dello SDI al soggetto ricevente. Come prima indicato dovremo quindi chiedere al cliente titolare di partita iva il proprio eventuale Codice Destinatario o la PEC mentre non dovremo chiedere alcuno di questi dati al privato consumatore finale.
Il software, oltre che generare il file, deve procedere alla archiviazione, alla firma digitale, all’invio allo SDI, all’acquisizione delle ricevute di avvenuto invio delle fatture, all’acquisizione dei messaggi relativi ad eventuali segnalazioni e/o errori, all’archiviazione digitale.

Tutte queste procedure sono obbligatorie in relazione alla fatturazione elettronica.
Un soggetto titolare di partita iva potrà pertanto ottemperare a queste operazioni in proprio, dotandosi pertanto di un software che si occupi di gestire la fase di emissione, di un canale valido per la trasmissione, di un sistema di archiviazione sicuro e affidabile e di una firma digitale oppure potrà delegare il proprio consulente.
Sarebbe pertanto opportuno per tutte le aziende contattare il proprio consulente che, operando in modo uniforme per tutti i soggetti gestiti, riuscirebbe ad ottimizzare le spese dovute all’acquisto di un software che consente la gestione di una pluralità di soggetti rendendo meno conveniente dal punto di vista economico, l’acquisto e la gestione autonoma di un software da parte di ogni singola azienda.
Il consulente potrà pertanto procedere a tutte le fasi previste dalla nuova normativa sia in fase di emissione (generazione, archiviazione, firma digitale, invio allo SDI, acquisizione ricevute, acquisizione segnalazioni, archiviazione digitale) sia in fase di acquisizione (attraverso il download da canale dedicato o da PEC) rendendo in modo più sicuro e controllato, il passaggio dal cartaceo alla digitalizzazione dei servizi contabili ormai alle porte.

Alla data in cui si scrive vi sono alcune puntualizzazioni da tenere in considerazione.

In primis, che alcuni operatori del settore hanno chiesto di prorogare l’entrata in vigore del sistema della fatturazione elettronica adducendo motivazioni legate sia alla distanza evidente tra l’attuale mondo imprenditoriale italiano e il sistema proposto sia in relazione ad una scarsa liquidità del sistema stesso che poche risorse ha ormai da investire in nuove tecnologie, ritenendo pertanto il passaggio troppo drastico e, probabilmente, attribuendogli un impatto economico notevole specialmente per le piccole imprese, tanto da chiedere, in alternativa, almeno la possibilità di un doppio canale per un periodo transitorio di uno o due anni dove sia il metodo tradizionale sia il nuovo sistema possano coesistere garantendo un passaggio più morbido e graduale.

Secondo, che l’attuale normativa prevede che i soggetti che rientrano in regimi fiscali agevolati, come ad esempio i forfettari non siano coinvolti dall’entrata in vigore del sistema Fattura Elettronica e in virtù dei proclami politici di una c.d. Flat Tax al 15% che consentirebbe l’accesso al regime forfettario a coloro che non superano i 100.000 euro, la platea delle piccole imprese coinvolte da tutto il sistema si ridurrebbe in modo notevole. Appare evidente il danno economico che si produrrebbe nel far entrare in vigore dal 1° gennaio 2019 il sistema Fattura Elettronica, con le considerazioni su citate relativamente ad un investimento notevole in tecnologia da parte di tutti gli attori coinvolti (imprese e consulenti in particolar modo) e successivamente entrasse in vigore la Flat Tax che dimezza o più la platea degli obbligati, lasciando i costi, non più ammortizzabili, sulle spalle di chi li ha sostenuti per l’aggiornamento tecnologico del proprio sistema.

La situazione è in continua evoluzione ma è consigliabile affrontare il discorso con il proprio consulente.

martedì 26 giugno 2018

Rinviato l'obbligo della Fattura Elettronica per i carburanti.

L’obbligo di fattura elettronica è rinviato al 1° gennaio 2019 anche per la vendita di benzina e gasolio: fino alla fine dell’anno, quindi, potranno essere ancora utilizzati i vecchi metodi di pagamento e i vecchi documenti per contabilizzare le spese sostenute, come le carte carburanti. Lo ha annunciato il governo (che inserirà il rinvio nell’imminente “decreto dignità”). Dunque, anche i benzinai si allineano alla data di entrata in vigore della e-fattura, fissata per tutte le categorie all’inizio del prossimo anno e che solo per loro era stata anticipata al 1° luglio 2018.

giovedì 10 novembre 2016

Addio agli studi di settore arrivano gli indicatori di compliance

Novità in vista per i contribuenti italiani. In arrivo il nuovo indicatore di compliance e l'abbandono graduale degli studi di settore come strumento di accertamento presuntivo. Lo studio di settore cambia volto e diventa un indicatore di “compliance”. Si può riassumere così il profondo restyling, che assume a tratti la portata di un’autentica rivoluzione, a cui sarà sottoposto lo strumento presuntivo del Fisco dedicato al reddito d’impresa e di lavoro autonomo, secondo le novità presentate dal Mef ad associazioni di categoria e ordini professionali alla riunione della Commissione degli esperti degli studi di settore, presso la sede della Sose (Soluzioni per il sistema economico spa).Fino a oggi, lo studio di settore si è basato sulla comparazione dei ricavi o compensi dichiarati con quelli calcolati attraverso un’elaborazione statistico-matematica dei dati contabili e strutturali (settore economico, dimensione, localizzazione, modalità produttiva utilizzata e così via) indicati dallo stesso contribuente nel proprio modello. Dalla comparazione scaturisce un esito che può essere di congruità o meno dei ricavi/compensi dichiarati con quelli presunti sulla base dello studio.L’indicatore di compliance verrà invece utilizzato per stabilire il grado di affidabilità del contribuente. In buona sostanza, i dati sulle attività imprenditoriali e professionali confluiranno in una vera e propria scheda valutativa del contribuente.Rispetto agli studi di settore tradizionali, l’indicatore di compliance introduce diversi elementi di innovazione quali il valore aggiunto, il reddito d’impresa, gli ultimi anni di storia dell’imprenditore o del professionista e l’andamento ciclico del mercato.Il nuovo indicatore di compliance scaturirà da una elaborazione statistico-economica dei dati dichiarati dal contribuente, che varierà da una scala da 1 a 10, indicando il complessivo grado di “affidabilità” del contribuente.Se il contribuente raggiunge un grado elevato avrà accesso al regime premiale (ex art. 10, commi da 9 a 13, DL n. 201/2011) che ad oggi prevede alcuni benefici quali:
  • la preclusione dagli accertamenti basati sulle presunzioni semplici;
  • la riduzione di 1 anno del termine di decadenza dell’attività di accertamento;
  • e la possibilità di subire l’accertamento sintetico (redditometro) solo se il reddito complessivo accertabile eccede di almeno 1/3 quello dichiarato (invece che di 1/5).
Le principali novità del nuovo strumento così come esposte da Sose spa:

INDICE SINTETICO DI AFFIDABILITÀ/COMPLIANCE
Rappresenta il posizionamento di ogni contribuente sulla base di una serie di indicatori significativi (su una scala da 1 a 10)
INDICATORI DI NORMALITA’ ECONOMICA
Finora utilizzati per la stima dei ricavi/compensi diventano indicatori per il calcolo del livello di affidabilità/compliance
STIMA DI PIU’ BASI IMPONIBILI
Si stima il valore aggiunto e su questa base i ricavi/compensi e il reddito
DATI PANEL
Stima del modello di regressione su dati panel (8 anni invece di 1), che contengono più informazioni e producono stime più efficienti e più precise
MODELLI ORGANIZZATIVI (CLUSTER)
Nuova metodologia di individuazione dei modelli organizzativi con tendenziale riduzione del numero, maggiore stabilità nel tempo e assegnazione più robusta del contribuente al cluster.
UNICA REGRESSIONE
Non più una regressione per ogni cluster ma un’unica regressione in cui la probabilità di appartenenza ai cluster è una delle variabili esplicative.
NUOVO MODELLO DI STIMA
Stima del valore aggiunto per addetto con utilizzo di una funzione di produzione di tipo cobb-douglas in forma logaritmica: maggiore interpretabilità economica dei coefficienti stimati (elasticità rispetto al valore aggiunto) e migliore aderenza dei risultati alla realtà economica.
CICLO ECONOMICO
Il nuovo modello di stima coglie l’andamento ciclico e quindi non è più necessario predisporre ex-post specifici correttivi congiunturali (c.d. «correttivi crisi»).
EFFETTI INDIVIDUALI
I risultati sono personalizzati per singolo contribuente sulla base degli effetti individuali calcolati con il nuovo modello di stima.
SEMPLIFICAZIONE DEL MODELLO DATI
Riduzione delle informazioni presenti nel modello dati con conseguente semplificazione degli adempimenti per imprese e professionisti.Al singolo contribuente saranno comunicati, attraverso l’Agenzia delle Entrate, il risultato dell’indicatore sintetico e le sue diverse componenti, comprese quelle che appaiono incoerenti.In questo modo, secondo i fautori degli indicatori, il contribuente sarà stimolato ad incrementare l’adempimento spontaneo e incentivato a interloquire con l’Agenzia delle Entrate per migliorare la sua posizione sul piano dell’affidabilità.
Il contribuente potrà sempre decidere, se non raggiunge un alto grado di affidabilità ovvero se non raggiunge la soglia della premialità, di integrare la propria dichiarazione dei redditi con un adeguamento spontaneo ma questo avrà un significato profondamente diverso da quello di oggi: in sostanza oggi, con l’adeguamento, il contribuente si allinea ai parametri corretti e non sarà soggetto ad accertamenti di tipo induttivo, mentre un domani, con i nuovi studi, anche se avrà provveduto ad integrare i ricavi tramite adeguamento spontaneo in dichiarazione, rimarrà con un basso livello di affidabilità perché resteranno evidenziate le anomalie di determinati suo indicatori (caso classico è quello del commerciante di pesce fresco che ha un basso indice di rotazione del magazzino, ossia impiega sei mesi a vendere tutto il pesce in giacenza: mentre prima si poteva adeguare e non essere soggetto a controlli, domani anche in caso di adeguamento resterà evidenziata questa anomalia e quindi il basso grado di affidabilità potrà portarlo ad un controllo).

mercoledì 26 ottobre 2016

Contributi alle Imprese

Pubblicato e consultabile nel sito istituzionale della Regione Autonoma della Sardegna il bando per la concessione alle imprese di contributi a fondo perduto fino al 50% per la realizzazione di piani di investimento, acquisto servizi e altro.
Il suddetto Bando, la cui dotazione complessiva è pari a 10.000.000 di euro ed è gestita dalla S.F.I.R.S. spa, è adottato in attuazione delle direttive di cui alla D.G.R. n. 8/11 del 19.2.2016, è finalizzato a favorire l’aumento della competitività delle MPMI (Micro, Piccola e Media Impresa) operative, attraverso la realizzazione di Piani di sviluppo orientati a sostenere il riposizionamento competitivo e la capacità di adattamento al mercato.L’iniziativa ha l’obiettivo primario di sostenere la realizzazione di nuovi investimenti (beni nuovi, sono esclusi i beni usati) nell’ambito di iniziative già esistenti (imprese attive da almeno due anni), per piani volti a riqualificare ed accrescere la capacità produttiva ottenendo un miglioramento qualitativo della struttura e/o delle dotazioni di servizio esistenti, sotto l’aspetto dell’innovazione, dell'impatto ambientale e dell'adeguamento tecnologico e dei servizi.
Ai fini dell'ammissibilità le attività e i programmi di investimento previsti dal piano non devono essere avviati prima della presentazione della domanda di accesso alle agevolazioni e devono riferirsi ad una sola unità produttiva.
Il valore del piano oggetto di aiuto è compreso tra 15.000 e 150.000 euro, al netto di IVA.
Il Piano deve essere realizzato entro 18 mesi dalla data della comunicazione dell’adozione del provvedimento di concessione e comunque non oltre 24 mesi dalla data di avvio se antecedente agli atti di cui sopra. La data di conclusione del piano coincide con quella dell'ultimo titolo di spesa relativo allo stesso.
SONO AMMESSE A CONTRIBUTO LE SEGUENTI TIPOLOGIE DI COSTI:
  • Costi per investimenti materiali e immateriali
  • Costi per servizi di consulenza
  • Costi per la partecipazione ad una fiera o mostra,
  • Costi per la formazione
NELLA TIPOLOGIA INVESTIMENTI PRODUTTIVI (IP) NON SONO AMMESSE:
a) le spese per l’acquisto di terreni, la realizzazione o l’acquisto di immobili;
b) la semplice sostituzione di una immobilizzazione senza un cambiamento fondamentale del processo produttivo;
c) le spese realizzate con commesse interne di lavorazione, salvo quando è garantita la tracciabilità finanziaria e purché le stesse siano riferibili a immobilizzazioni materiali capitalizzate. A queste tipologie di spese si applicano le disposizioni attuative previste per la Legge 488/92;
d) le spese per mezzi di trasporto di merci e persone, le spese notarili, quelle relative a scorte di materie prime, ausiliarie e i beni e attrezzature destinati a noleggio o leasing operativo, macchinari, impianti e attrezzature usati, le spese di funzionamento in generale, ivi comprese quelle di pura sostituzione e tutte le spese non capitalizzate;

Sono ammessi tutti i settori di attività economica ad eccezione dei settori esclusi dai Regolamenti Comunitari vigenti quali:
  • pesca e acquacoltura di cui al Regolamento (CE) n. 104/2000 del Consiglio;
  • imprese operanti nelle attività connesse con la produzione, trasformazione, commercializzazione dei prodotti agricoli , così come definiti all’articolo 1 del Regolamento (CE) n. 1998/2006
  • ad attività connesse all’esportazione verso paesi terzi o Stati membri, ossia aiuti direttamente collegati ai quantitativi esportati, alla costituzione e gestione di una rete di distribuzione o ad altre spese correnti connesse con l’attività di esportazione;
  • per l’acquisto di veicoli per il trasporto di merci su strada da parte di imprese che effettuano trasporto di merci su strada per conto terzi;
  • ad attività nei settori siderurgico, del carbone, della costruzione navale, delle fibre sintetiche, dei trasporti e delle relative infrastrutture nonché della produzione e della distribuzione di energia e delle infrastrutture energetiche

Le domande si potranno presentare a partire dal 4 NOVEMBRE 2016.

Il Bando segue una procedura di assegnazione dei fondi cosiddetta A SPORTELLO che prevede una valutazione del piano di investimento. I criteri di valutazione sono: Sostenibilità ambientale; Pari opportunità; Non discriminazione; Coerenza tecnica del piano rispetto ai bisogni che si intendo soddisfare: situazione dell'impresa, azioni previste, tappe essenziali, obiettivi specifici e organizzazione del processo produttivo; Coerenza commerciale del piano: opportunità di mercato, vantaggio competitivo del proponente e soluzioni commerciali; Capacità dell’impresa di garantire la presenza o l’attivazione di competenze tecniche funzionali alla realizzazione del piano (soci e dipendenti); Adeguatezza tra le fonti di copertura individuate esterne e interne (cash flow) ed i fabbisogni finanziari; Sostenibilità economica del piano; Coerenza del Piano rispetto alla vision “Sardegna. Isola della qualità della vita” e agli obiettivi programmatici dell’Assessorato del Turismo; Altri
La soddisfazione di ciascuno di tali criteri consente all’impresa proponente di conseguire un punteggio minimo che garantirà l’ammissibilità del progetto ai contributi: un punteggio di 54 per i piani di valore fino a 50.000 euro e un punteggio di 59 per i piani di valore superiore a 50.000 euro.

Pubblicato e consultabile nel sito istituzionale della Regione Autonoma della Sardegna il bando per la concessione alle imprese di contributi a fondo perduto fino al 50% per la realizzazione di piani di investimento, acquisto servizi e altro.

lunedì 9 maggio 2016

Regime IVA in agricoltura: le nuove percentuali di compensazione

Con Decreto interministeriale MEF e MIPAAF del 26 gennaio 2016, registrato alla Corte dei conti, sono aumentate le percentuali di compensazione IVA per latte, bovini e suini in attuazione dell’art. 1, co. 908, della Legge di stabilità 2016 (L. n. 208/2015). Le nuove percentuali si applicano alle cessioni effettuate con decorrenza dal 1° gennaio 2016. Si ricorda che le percentuali di compensazione applicate all’importo delle cessioni effettuate determinano l’importo dell’IVA detraibile, in luogo dell’imposta assolta sugli acquisti, per le imprese agricole che hanno adottato il regime speciale previsto dall’art. 34 del D.P.R. n. 633/1972.

Aumenti validi a partire dal 2016 in poi

Salgono a regime al 10% le percentuali di compensazione applicabili alle cessioni di latte fresco non concentrato né zuccherato e non condizionato per la vendita al minuto, esclusi yogurt, kephir, latte cagliato, siero di latte, latticello (o latte battuto) e altri tipi di latte fermentati o acidificati ed alle cessioni degli altri prodotti compresi nel n. 9) della Tabella A, parte I, allegata al D.P.R. n. 633/1972, escluso il latte fresco non concentrato né zuccherato, destinato al consumo alimentare, confezionato per la vendita al minuto, sottoposto a pastorizzazione o ad altri trattamenti previsti dalle leggi sanitarie.

Aumenti validi per il solo anno 2016

Sono innalzate rispettivamente al 7,65% e al 7,95% la percentuale applicabile alle cessioni di animali vivi della specie bovina, compresi gli animali del genere bufalo, e la percentuale relativa alle cessioni di animali vivi della specie suina. Tale misura si applica limitatamente all’anno di imposta 2016.

Cessioni di prodotti agricoli escluse dall’aumento

Rimane invariata all’8,8% la percentuale di compensazione relativa al latte cagliato, fermentato o acidificato, al kefir, siero di latte e yogurt. Non aumenta nemmeno l’aliquota per le cessioni di animali vivi della specie ovina e caprina per le quali la percentuale di compensazione rimane fissata nella misura del 7,3%.

Soggetti agricoli in regime di esonero IVA

Per i soggetti agricoli operanti in regime di esonero IVA, le nuove percentuali di compensazione assumono anche la funzione di aliquota IVA. Si tratta dei soggetti aventi un volume d’affari realizzato nell’anno solare precedente non superiore all’ammontare di euro 7.000.
In tal caso, la fattura relativa alla cessione di beni è emessa dal soggetto acquirente (cessionario), che applica l’imposta nella misura corrispondente alle percentuali di compensazione. In caso di cessioni effettuate da produttori agricoli esonerati, la nota di variazione deve essere emessa dall’acquirente che deve versare la differenza di imposta al cedente per poter detrarre la relativa imposta mediante annotazione della nota stessa nel registro IVA acquisti.

mercoledì 4 maggio 2016

Assicurazione previdenziale per i lavoratori italiani che operano all'estero

La persistente mancanza di lavoro in Italia costringe molti nostri connazionali a cercare un posto di lavoro all'estero. Oltre alla problematica legata alla fiscalità cui vengono sottoposti gli emolumenti percepiti, da verificare la presenza di convenzioni contro la doppia tassazione stipulate dal nostro Paese con lo stato estero prescelto, è opportuno verificare anche quali sono le normative vigenti in merito alla contribuzione previdenziale.
Nell'articolo, di cui allego il link, la redazione di Fiscoetasse approfondisce in modo esaustivo l'argomento.
https://www.fiscoetasse.com/blog/assicurazioni-sociali-per-i-lavoratori-estero-in-paesi-extracomunitari/

mercoledì 17 febbraio 2016

Canone Rai 2016 ulteriori particolari.

Per il 2016 il canone annuo ordinario è stato ridotto a 100 euro (non più 113,50 euro).
Il pagamento non avverrà più tramite bollettino, ma mediante addebito nella fattura dell’ utenza di energia elettrica nella casa di residenza anagrafica. L’utenza elettrica, infatti, fa presumere la detenzione di un apparecchio ricevente. Questa presunzione può essere superata solo con apposita dichiarazione da presentare all'Agenzia delle Entrate - Direzione provinciale I di Torino - Ufficio territoriale di Torino I - Sportello S.A.T. ma le modalità di presentazione della dichiarazione saranno stabilite con successivo provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle Entrate. La dichiarazione ha validità per l'anno in cui è stata presentata ed espone a responsabilità penale in caso di dichiarazioni mendaci.
L’addebito nella fattura elettrica avviene anche in caso di domiciliazione bancaria del pagamento della stessa.
L’importo annuo del canone verrà suddiviso in dieci rate mensili. Solo per il 2016, il primo addebito di canone avverrà nella prima fattura elettrica successiva al 1° luglio 2016. L’importo del canone, non soggetto a Iva, sarà indicato nella fattura con una distinta voce.
Il canone ordinario è dovuto da chiunque detenga un apparecchio atto o adattabile alla ricezione delle trasmissioni televisive; il canone è dovuto una sola volta all’anno per tutti gli apparecchi detenuti nei luoghi adibiti a propria residenza o dimora dallo stesso soggetto e dai soggetti appartenenti alla stessa famiglia anagrafica. Il canone è dovuto anche se si è titolare di un contratto per la visione di programmi tramite satellite o via cavo e anche nel caso in cui l’apparecchio televisivo venga destinato a uso diverso dalla visione della televisione, ad esempio per la visione di nastri preregistrati, o di utilizzo come terminale o come monitor per video-games. Non è dovuto, invece, il pagamento del canone per i computer che consentono l’ascolto e/o la visione dei programmi televisivi via internet e non attraverso la ricezione del segnale digitale terrestre o satellitare. Per le case in affitto, il canone è dovuto dall’affittuario in quanto detentore dell’apparecchio. Anche i residenti all’estero devono pagare il canone se possiedono un’abitazione in Italia dove sono presenti apparecchi televisivi.
  • Non devono effettuare il pagamento del canone: gli agenti diplomatici e consolari stranieri accreditati in Italia, a condizione che nel Paese da loro rappresentato i nostri rappresentanti diplomatici ivi accreditati godano di uguale trattamento
  • gli ospedali militari, le Case del Soldato e le sale convegno dei militari delle Forze Armate (la detenzione del televisore all’interno di un alloggio privato, anche se situato dentro le strutture militari, non esonera dal pagamento del canone)
  •  i militari di cittadinanza straniera appartenenti alle forze armate della NATO di stanza in Italia, previa comunicazione al S.A.T.
  • le imprese che esercitano l’attività di riparazione o commercializzazione di apparecchiature di ricezione radio televisiva.
Non è più prevista, anche per gli abbonati speciali, la disdetta dell’abbonamento richiedendo il suggellamento degli apparecchi. In caso di possesso di apparecchi radio o TV nei locali della propria attività, il canone Rai speciale, cioè per gli esercizi pubblici, continuerà invece a pagarsi con le procedure standard. (fonte Agenzia delle Entrate).
La presunzione di possesso del televisore domestico scatta solo a partire dal 2016 e non può essere utilizzata per contestare e recuperare canoni Rai non pagati in passato. Ma questo non vuol dire che ci sarà un condono tombale per i "vecchi" evasori. Restano infatti salve le azioni di recupero degli abbonamenti arretrati avviate dal Fisco prima dell'entrata in vigore della legge di Stabilità per il 2016, con la quale è stato introdotto l'addebito rateale dell'imposta tv nelle bollette elettriche. "In nessun caso la macchina della riscossione forzata userà le bollette della luce per contestare arretrati e multe ai furbetti del canone pre 2016". (precisazioni del viceministro dell'Economia Enrico Zanetti, in risposta ad un'interrogazione parlamentare).

Si evidenziano inoltre alcune risposte sempre dell'Agenzia delle Entrate in relazione a quesiti posti da alcune associazioni.

1. La bolletta della luce è intestata al marito, il canone tv lo ha sempre pagato la moglie. L'addebito sarà a carico del consorte, in bolletta. Ma la partner corre il rischio di subire un accertamento o di ricevere una multa in automatico?
"L’addebito è esclusivamente a carico dell’intestatario della fornitura di energia elettrica. Il canone di abbonamento, infatti, è dovuto una sola volta in relazione agli apparecchi televisivi detenuti, nei luoghi adibiti a propria dimora o residenza, dallo stesso soggetto e dai soggetti appartenenti alla stessa famiglia anagrafica. La moglie non riceverà alcun accertamento in quanto l’abbonamento sarà automaticamente intestato al titolare dell’utenza elettrica".
2. Casa plurifamiliare con un solo contatore della luce e una tv per ciascuna famiglia. Supponiamo che i nuclei familiari presenti, distinti anagraficamente, siano tre. Una famiglia, l'intestataria del contratto collettivo della luce, paga il canone televisivo con la bolletta elettrica. E le altre due?
"Il pagamento dell’imposta da parte delle altre due famiglie dovrà essere effettuato con le modalità tradizionali (cioè il bollettino postale)".
3. Casa con tre studenti fuorisede, in affitto condiviso. Il contratto della luce è intestato al proprietario dell'appartamento, dove c'è un televisore solo. Chi e come paga l'abbonamento Rai?
"In questo caso dovrà essere corrisposto un solo canone tv. Il pagamento sarà effettuato, con le modalità tradizionali, da parte degli affittuari".
4. Allo stesso indirizzo ci sono la residenza anagrafica di una famiglia e la sede della partita iva del capofamiglia. Quanti canoni paga lo stesso soggetto? E in che forma?
"Il canone è uno solo e si paga con l’addebito nella fattura elettrica. Se però il televisore è installato presso un’attività commerciale, o comunque fuori dell’ambito familiare, è dovuto il canone di abbonamento speciale, la cui disciplina non è stata modificata dalla legge di Stabilità 2016".
5. Saranno le stesse compagnie elettriche a comunicare all’Agenzia delle Entrate che l’utente non ha provveduto a pagare il canone?
"Le imprese elettriche trasmetteranno all’Agenzia una comunicazione contenente, per ciascun contribuente, le informazioni relative al pagamento del canone. Termini e modalità di tale comunicazione saranno previsti da un apposito decreto ministeriale".