martedì 30 settembre 2014

Scadenza TASI del 16/10/2014

Si ricorda che è fissato per il giorno 16/10/2014 il termine ultimo per il versamento del primo acconto della TASI (imposta comunale sui servizi indivisibili di pubblica utilità) per gli immobili siti nei comuni che, non avendo deliberato aliquote e regolamento entro maggio, non hanno richiesto il pagamento entro il 16/06/2014. 
Per gli immobili siti nei Comuni in cui tale delibera non è stata approvata neppure entro il 10/09/2014 il termine ultimo è invece il 16/12/2014 data in cui il versamento dovrà essere effettuato in un'unica soluzione e con le aliquote stabilite dalla normativa generale.
Anche per gli immobili siti nel Comune di Bortigali si dovrà versare entro il 16/12/2014 in un'unica soluzione pertanto nessun versamento in acconto dovrà essere effettuato entro il 16/10/2014.

sabato 20 settembre 2014

Microcredito Sfirs

Sono stati aperti il 15/9 e si chiuderanno il 15/12, i termini per la presentazione delle domande di finanziamento per il Microcredito gestito dalla Sfirs. Il finanziamento è rivolto alle aziende di nuova costituzione e alle aziende già esistenti che intendono proporre un nuovo investimento. Il finanziamento non prevede quote di capitale a fondo perduto ma un finanziamento da un minimo di 5.000 ad un massimo di 25.000 euro a tasso zero rimborsabili mensilmente. Scopo dell'iniziativa è infatti quello di promuovere le iniziative avanzate da soggetti cosidetti "non bancabili" soggetti cioè che hanno difficoltà di accesso ai normali canali creditizi.  Per coloro che manifesteranno interesse lo studio è disponibile per la valutazione sul possesso dei requisiti previsti dal bando, per la consulenza sull'iniziativa da intraprendere e per la predisposizione della domanda di accesso al finanziamento nei consueti orari o previo appuntamento. Per ogni info ulteriore consultare il sito della Regione Sardegna o il sito della Sfirs.

mercoledì 2 luglio 2014

POS obbligatorio dal 30/6

Per chiudere il cerchio della crisi economica arriva un'ulteriore incombenza (in termini di costi) per imprese e professionisti. Dal 30 giugno per le imprese e i professionisti scatta l’obbligo di accettare anche i pagamenti effettuati attraverso i bancomat, carte di credito, carte di debito e prepagate. In pratica chiunque svolga un'attività imprenditoriale dovrà dare la possibilità ai propri clienti di poter pagare in forma elettronica se l'importo della prestazione o dell'acquisto supera i 30 euro. Una ulteriore mossa da parte del Governo di chiudere in un recinto ben definito gli evasori in modo da colpire a colpo sicuro eliminando di fatto l'uso del denaro contante per favore la moneta elettronica e quindi tracciabile.
Nella realtà vi sono distinte problematiche legate all'imposizione normativa introdotta dal cd Decreto Sviluppo bis che così recita: “A decorrere dal 30 giugno 2014, i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito. Sono in ogni caso fatte salve le disposizioni del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231″ (art. 15 comma 4 D.L. 18 ottobre 2012, n. 179). 
In pratica si obbliga di fatto le imprese e i professionisti ad accettare, su richiesta del cliente, pagamenti in forma elettronica. La norma non prevede che il POS sia obbligatorio ma che sia obbligatorio consentire ad un cliente che intende pagare in questa forma di poterlo fare. In realtà sembra voler dire la stessa cosa ma non è così infatti, il Decreto non ha previsto una sanzione per chi non installa un POS. In presenza di sanzione sarebbe stato un "obbligo" ma mancando una sanzione per chi non si dota di POS il Decreto perde di obbligatorietà. 
Ma quindi è obbligatorio oppure no?
Il Decreto è impostato per consentire agli utenti il pagamento in forma elettronica e pertanto potrebbe generare squilibrio nel mercato laddove i clienti (non è certo il nostro caso almeno non per ora in quanto la diffusione della moneta elettronica è alquanto ridotta) abbiano la preferenza nel pagamento elettronico. E' evidente che un negozio dotato di POS potrebbe essere preferito, rispetto ad uno non dotato di tale strumento, da un soggetto che è solito non usare contante o portarne con sè solo una piccola quantità in quanto preferisce usare le carte (ma questo è così da quando esistono le carte).
Altro problema è invece quello legato ai costi.
Avere un POS significa innanzitutto avere un conto corrente aziendale che prevede costi più elevati rispetto ad un semplice conto personale dovuto al fatto che sono molteplici i servizi che il conto aziendale consente di dare alle imprese (fido, scoperto, anticipo fatture etc ovviamente impossibili su un conto personale).
Avere un POS significa sostenere costi di installazione, acquisto, manutenzione del macchinario (diverse sono le forme possibili, da tavolo fisso, da tavolo con pin pad, wireless, da collegare allo smartphone ognuna con costi diversi).
Avere un POS significa non incassare totalmente la somma del prodotto e servizio erogato perchè la banca trattiene in base al contratto una commissione variabile (a seconda che si tratti di prepagata, bancomat, carta di debito o carta di credito e del circuito cui appartiene).
Le associazioni di categoria degli artigiani e commercianti denunciando difficoltà legate alla scarsa educazione informatica e all’anti-economicità dello strumento, oltre al fatto che si tratterebbe di un “regalo alle banche”, perché sarebbero le uniche a trarre realmente un guadagno dalla diffusione della moneta elettronica visti i costi di installazione e gestione che il POS richiede.
Tutti sembrano condividere il fatto che la diffusione della moneta elettronica riduca il rischio di evasione e l’utilizzo del “nero” ma, la denuncia circa i costi dell’operazione POS è altrettanto fondata e offusca i vantaggi derivanti dalla sicurezza della moneta elettronica rispetto al denaro contante soprattutto in questo periodo di grave crisi economica.
Il parere più fondato, a mio avviso, è quello che sostiene che ci sarà un nuovo rialzo dei prezzi (per coprire le nuove spese relative alla gestione del POS) e una conseguente nuova contrazione dei consumi che per molte imprese potrebbe risultare fatale.

Fattura elettronica verso la pubblica amministrazione

Dal 6 giugno 2014 è iniziata una nuova era per la fatturazione. La Finanziaria 2008 ha stabilito che la fatturazione nei confronti delle amministrazioni dello stato debba avvenire esclusivamente in forma elettronica. Pertanto tutti coloro che intraprendono rapporti economici verso enti della PA dovranno (se vogliono essere pagati), trasmettere le fatture in un particolare formato (.xml) attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) un sistema creato appositamente per verificare la correttezza della fattura e consegnarla direttamente alla PA interessata. Con la circolare n. 1 del 31 marzo 2014, il Dipartimento delle Finanze e il Dipartimento della Funzione Pubblica hanno diramato alcune indicazioni necessarie per il corretto adempimento dell’obbligo di fatturazione elettronica.
La fattura elettronica è un file in formato extensible markup language (xml), firmato digitalmente, che contiene il codice identificativo univoco dell’ufficio destinatario della fattura che è riportato nell’indice delle pubbliche amministrazioni. Ogni pubblica amministrazione, una volta che ha ottenuto il suo codice anagrafico, è tenuta a darne comunicazione ai fornitori che hanno l’obbligo di riportarlo nelle fatture da inviare al sistema di interscambio, demandato alla relativa gestione.La trasmissione di una fattura elettronica alla Pubblica Amministrazione deve avvenire attraverso il sistema di interscambio (SdI) che il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha affidato all’Agenzia delle Entrate e alla Sogei. Quindi, come si vede, la fattura non viene inviata direttamente all’amministrazione committente. Una volta ricevuta la fattura elettronica, il sistema di interscambio provvede ad inoltrarla all’ufficio competente identificato tramite il codice univoco riportato in fattura e rilascia al soggetto che ha inviato la fattura una ricevuta di consegna, se l’esito è stato positivo, oppure una notifica di mancata consegna in caso di inoltro con esito negativo. Come chiarisce la stessa circolare, la fattura elettronica si considera “emessa”, ai sensi dell’articolo 21 c.1 del DPR 633/72, anche a fronte del rilascio da parte del Sistema di Interscambio della notifica di mancata consegna. Viene inoltre individuato un periodo di transizione di tre mesi (a partire dal 6 giugno) durante i quali possono essere accettate e pagate le fatture emesse prima di tale data in forma cartacea, mentre i fornitori, a partire dallo stesso 6 giugno non possono più emettere fattura in forma cartacea. L'entrata in vigore della fattura elettronica obbligatoria nei confronti della Pubblica Amministrazione, impegnerà tutti i fornitori a prevedere un nuovo flusso elettronico di dati da gestire e conservare in modalità solo elettronica con le regole fissate dal Codice dell’amministrazione digitale e con le regole fissate dal Ministero dell’Economia.
Per il resto, dopo aver predisposto la fattura, firmata elettronicamente e inviata alla Pubblica Amministrazione di cui si è creditori, bisognerà attenderne il pagamento che DURC permettendo "dovrebbe" essere più celere.
Dal 6/6/14 saranno interessati i seguenti soggetti:
Presidenza del Consiglio;
Ministeri;
Enti Nazionali di Previdenza ed Assistenza Sociale;
Agenzie Fiscali;
Avvocatura dello Stato;
Istituti di Istruzione di ogni ordine e grado.
Dal 31/3/2015
Federazioni Nazionali, Ordini, Collegi e Consigli Professionali;
Gestori di Pubblici Servizi;
Forze di Polizia
Altre PA Centrali;
Regioni e Provincie;
Comuni e loro unioni, consorzi e associazioni;
Comunità montane;
Università ed Istituti di Istruzione Universitaria Pubblici;
Azienda Sanitarie Locali, Aziende Ospedaliere, Policlinici, Agenzie Regionali;
Altre PA locali.

Appare evidente che chiunque debba emettere fattura per un rapporto commerciale o di servizio nei confronti della PA ha necessità di poter produrre materialmente la fattura elettronica in proprio o avvalendosi di un professinista o intermediario. Non si nasconde che tutto ciò produrrà senza dubbio un ulteriore costo aggiuntivo a carico delle imprese già sfinite dalla crisi economica.

sabato 1 febbraio 2014

Scadenza del 17 febbraio 2014

I Ministri dell’Economia e del Lavoro hanno annunciato, in un comunicato stampa congiunto, il differimento al 16 maggio 2014 del termine di scadenza per il pagamento dell’autoliquidazione del premio INAIL a saldo 2013 e acconto 2014. Questo in quanto, la legge di stabilità (articolo 1, comma 128), ha ridotto per il 2014 i premi e i contributi a carico dei soggetti tenuti all’obbligo assicurativo per un importo complessivo di 1 miliardo di euro, in relazione all’andamento infortunistico aziendale. Pertanto, nella usuale scadenza del 16/2 in cui si effettua il versamento della quarta rata INPS (in questo caso 2013) nonchè il saldo INAIL anno precedente e l'acconto per l'anno in corso (totale o la prima di 4 rate in caso di richiesta di rateizzazione) quest'anno si verserà soltanto la rata INPS. Una apprezzabile iniziativa per dare respiro alle imprese con la speranza che la riduzione prevista del premio INAIL possa essere effettivamente incisiva e che, alla fine, non si trasformi in una mera trasposizione di una scadenza (per giunta, in caso di rateizzazione, con un minor numero delle rate stesse).

martedì 21 gennaio 2014

Mini IMU precisazioni

Per il giorno 24 gennaio 2014 è prevista la scadenza del versamento della cosidetta "mini IMU".
La prima domanda è: cosa è la mini IMU?
La mini IMU è un tributo dovuto sulla abitazione principale e sue pertinenze (C2-C6-C7 max una per categoria secondo le norme del regolamento in vigore nel 2012) in quanto nel 2013 è stato soppresso ma non completamente.

La seconda domanda è: quanto si paga?
Il pagamento dipende dall'aliquota deliberata dal Comune di residenza. I fondi resi disponibili a seguito delle manovre del governo consentono di coprire l'aliquota del 4 per mille e il 60% della differenza tra l'aliquota deliberata dal singolo Comune e l'aliquota base del 4 per mille. Quindi il pagamento dovuto dall'utente sarà pari al 40% della differenza di cui sopra. In pratica se il Comune per il 2013 ha deliberato l'aliquota del 5 per mille per l'abitazione principale, il contribuente dovrà versare il 40% dell' 1 per mille(5 meno 4).

La terza e più importante domanda è: in quali Comuni si paga?
Questa domanda che sembra la più difficile ha la risposta più  facile: basta vedere se il Comune ha deliberato un'aliquota più alta del 4 per mille per l'abitazione principale. Se lo ha fatto si dovrà valutare quanto pagare altrimenti se l'aliquota è rimasta il 4 per mille non si dovrà versare un solo centesimo a titolo di mini IMU.

Nello specifico, in Sardegna si pagherà solo nei seguenti Comuni:

Macomer, Luogosanto, Oristano Norbello, Nurallao, Teulada, Domusnovas, Giba, Alghero, Sassari, Ittiri, Ossi, Porto Torres, Benetutti.

Ribadisco....... negli altri Comuni non si versa la mini IMU.