mercoledì 2 luglio 2014

POS obbligatorio dal 30/6

Per chiudere il cerchio della crisi economica arriva un'ulteriore incombenza (in termini di costi) per imprese e professionisti. Dal 30 giugno per le imprese e i professionisti scatta l’obbligo di accettare anche i pagamenti effettuati attraverso i bancomat, carte di credito, carte di debito e prepagate. In pratica chiunque svolga un'attività imprenditoriale dovrà dare la possibilità ai propri clienti di poter pagare in forma elettronica se l'importo della prestazione o dell'acquisto supera i 30 euro. Una ulteriore mossa da parte del Governo di chiudere in un recinto ben definito gli evasori in modo da colpire a colpo sicuro eliminando di fatto l'uso del denaro contante per favore la moneta elettronica e quindi tracciabile.
Nella realtà vi sono distinte problematiche legate all'imposizione normativa introdotta dal cd Decreto Sviluppo bis che così recita: “A decorrere dal 30 giugno 2014, i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito. Sono in ogni caso fatte salve le disposizioni del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231″ (art. 15 comma 4 D.L. 18 ottobre 2012, n. 179). 
In pratica si obbliga di fatto le imprese e i professionisti ad accettare, su richiesta del cliente, pagamenti in forma elettronica. La norma non prevede che il POS sia obbligatorio ma che sia obbligatorio consentire ad un cliente che intende pagare in questa forma di poterlo fare. In realtà sembra voler dire la stessa cosa ma non è così infatti, il Decreto non ha previsto una sanzione per chi non installa un POS. In presenza di sanzione sarebbe stato un "obbligo" ma mancando una sanzione per chi non si dota di POS il Decreto perde di obbligatorietà. 
Ma quindi è obbligatorio oppure no?
Il Decreto è impostato per consentire agli utenti il pagamento in forma elettronica e pertanto potrebbe generare squilibrio nel mercato laddove i clienti (non è certo il nostro caso almeno non per ora in quanto la diffusione della moneta elettronica è alquanto ridotta) abbiano la preferenza nel pagamento elettronico. E' evidente che un negozio dotato di POS potrebbe essere preferito, rispetto ad uno non dotato di tale strumento, da un soggetto che è solito non usare contante o portarne con sè solo una piccola quantità in quanto preferisce usare le carte (ma questo è così da quando esistono le carte).
Altro problema è invece quello legato ai costi.
Avere un POS significa innanzitutto avere un conto corrente aziendale che prevede costi più elevati rispetto ad un semplice conto personale dovuto al fatto che sono molteplici i servizi che il conto aziendale consente di dare alle imprese (fido, scoperto, anticipo fatture etc ovviamente impossibili su un conto personale).
Avere un POS significa sostenere costi di installazione, acquisto, manutenzione del macchinario (diverse sono le forme possibili, da tavolo fisso, da tavolo con pin pad, wireless, da collegare allo smartphone ognuna con costi diversi).
Avere un POS significa non incassare totalmente la somma del prodotto e servizio erogato perchè la banca trattiene in base al contratto una commissione variabile (a seconda che si tratti di prepagata, bancomat, carta di debito o carta di credito e del circuito cui appartiene).
Le associazioni di categoria degli artigiani e commercianti denunciando difficoltà legate alla scarsa educazione informatica e all’anti-economicità dello strumento, oltre al fatto che si tratterebbe di un “regalo alle banche”, perché sarebbero le uniche a trarre realmente un guadagno dalla diffusione della moneta elettronica visti i costi di installazione e gestione che il POS richiede.
Tutti sembrano condividere il fatto che la diffusione della moneta elettronica riduca il rischio di evasione e l’utilizzo del “nero” ma, la denuncia circa i costi dell’operazione POS è altrettanto fondata e offusca i vantaggi derivanti dalla sicurezza della moneta elettronica rispetto al denaro contante soprattutto in questo periodo di grave crisi economica.
Il parere più fondato, a mio avviso, è quello che sostiene che ci sarà un nuovo rialzo dei prezzi (per coprire le nuove spese relative alla gestione del POS) e una conseguente nuova contrazione dei consumi che per molte imprese potrebbe risultare fatale.

Fattura elettronica verso la pubblica amministrazione

Dal 6 giugno 2014 è iniziata una nuova era per la fatturazione. La Finanziaria 2008 ha stabilito che la fatturazione nei confronti delle amministrazioni dello stato debba avvenire esclusivamente in forma elettronica. Pertanto tutti coloro che intraprendono rapporti economici verso enti della PA dovranno (se vogliono essere pagati), trasmettere le fatture in un particolare formato (.xml) attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) un sistema creato appositamente per verificare la correttezza della fattura e consegnarla direttamente alla PA interessata. Con la circolare n. 1 del 31 marzo 2014, il Dipartimento delle Finanze e il Dipartimento della Funzione Pubblica hanno diramato alcune indicazioni necessarie per il corretto adempimento dell’obbligo di fatturazione elettronica.
La fattura elettronica è un file in formato extensible markup language (xml), firmato digitalmente, che contiene il codice identificativo univoco dell’ufficio destinatario della fattura che è riportato nell’indice delle pubbliche amministrazioni. Ogni pubblica amministrazione, una volta che ha ottenuto il suo codice anagrafico, è tenuta a darne comunicazione ai fornitori che hanno l’obbligo di riportarlo nelle fatture da inviare al sistema di interscambio, demandato alla relativa gestione.La trasmissione di una fattura elettronica alla Pubblica Amministrazione deve avvenire attraverso il sistema di interscambio (SdI) che il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha affidato all’Agenzia delle Entrate e alla Sogei. Quindi, come si vede, la fattura non viene inviata direttamente all’amministrazione committente. Una volta ricevuta la fattura elettronica, il sistema di interscambio provvede ad inoltrarla all’ufficio competente identificato tramite il codice univoco riportato in fattura e rilascia al soggetto che ha inviato la fattura una ricevuta di consegna, se l’esito è stato positivo, oppure una notifica di mancata consegna in caso di inoltro con esito negativo. Come chiarisce la stessa circolare, la fattura elettronica si considera “emessa”, ai sensi dell’articolo 21 c.1 del DPR 633/72, anche a fronte del rilascio da parte del Sistema di Interscambio della notifica di mancata consegna. Viene inoltre individuato un periodo di transizione di tre mesi (a partire dal 6 giugno) durante i quali possono essere accettate e pagate le fatture emesse prima di tale data in forma cartacea, mentre i fornitori, a partire dallo stesso 6 giugno non possono più emettere fattura in forma cartacea. L'entrata in vigore della fattura elettronica obbligatoria nei confronti della Pubblica Amministrazione, impegnerà tutti i fornitori a prevedere un nuovo flusso elettronico di dati da gestire e conservare in modalità solo elettronica con le regole fissate dal Codice dell’amministrazione digitale e con le regole fissate dal Ministero dell’Economia.
Per il resto, dopo aver predisposto la fattura, firmata elettronicamente e inviata alla Pubblica Amministrazione di cui si è creditori, bisognerà attenderne il pagamento che DURC permettendo "dovrebbe" essere più celere.
Dal 6/6/14 saranno interessati i seguenti soggetti:
Presidenza del Consiglio;
Ministeri;
Enti Nazionali di Previdenza ed Assistenza Sociale;
Agenzie Fiscali;
Avvocatura dello Stato;
Istituti di Istruzione di ogni ordine e grado.
Dal 31/3/2015
Federazioni Nazionali, Ordini, Collegi e Consigli Professionali;
Gestori di Pubblici Servizi;
Forze di Polizia
Altre PA Centrali;
Regioni e Provincie;
Comuni e loro unioni, consorzi e associazioni;
Comunità montane;
Università ed Istituti di Istruzione Universitaria Pubblici;
Azienda Sanitarie Locali, Aziende Ospedaliere, Policlinici, Agenzie Regionali;
Altre PA locali.

Appare evidente che chiunque debba emettere fattura per un rapporto commerciale o di servizio nei confronti della PA ha necessità di poter produrre materialmente la fattura elettronica in proprio o avvalendosi di un professinista o intermediario. Non si nasconde che tutto ciò produrrà senza dubbio un ulteriore costo aggiuntivo a carico delle imprese già sfinite dalla crisi economica.